lunedì 31 marzo 2008

Le Pareti di Milano

La notte al neon di Milano ci ha portato in uno squallido bar. E' uno di quei quartieri dormitorio. Siamo in quattro: i due cugini milanesi Marco e Paolo e i due cugini veneti Gianni e io. Le pareti del bar sono gialle, la parte alta dei muri è scura per il fumo di sigaretta. C'è un videogioco, il bancone un tavolo rotondo con quattro sedie e la porta per il cesso. Qui ci sono già stato da piccolo con mio zio, il barista è sempre lo stesso, ma coi capelli più bianchi. Parliamo di lavoro, sorseggiando coca e rum, non siamo interessati a quello che diciamo o ascoltiamo. Entrano delle ragazze vestite di bianco, sono molto fighe.
Marco esce con una, che sembra aver riconosciuto, non lo vedo più. Gianni e Paolo sparano cazzate sorridendo, sembra che tra loro ci sia molta intesa. Io non capisco, c'è molto chiasso, sono stanco. Non riesco ad essere brillante.
Mi giro, guardo la partita al videogioco di un cinquantenne dalla faccia rossa e seccata dal tabacco e dal tempo. Vorrei uscire, ho un senso di disagio. Milano fa schifo, tutto mi sembra senza sostanza. Sento Gianni ridacchiare. Ha attaccato bottone con una mora, longilinea, capelli lisci. Mi guardano e sorridono, parlano di me. Continuo a non sentire quello che dicono. Sembra ci sia un segreto che tutti conoscono, tranne me.
Improvvisamente lei si avvicina. Mi guarda. Si gira verso Gianni e dice: - Si, è bello.
Mi prende sotto il braccio e mi tira verso il bagno. Io oppongo una debole resistenza. Guardo Gianni, in cerca di risposte. Lui è gia passato a un discorso con un ubriacone.
Sento tirare il braccio. La Longilinea mi dice: - Sei timido?
Io non so che dire, lei mi aspetta. Mi attrae: è bella e profumata. Ma non me la sento, qualcosa mi blocca. Lei lascia la presa e se ne va, travolta da un fiume di persone uscite dal bagno. Sento aria fresca, il bagno porta ad una uscita.
Esco in una strada laterale. Sembra vuota, illuminata da una debole luce arancione. Fuori c'è freddo. Marco riappare come un fantasma e si avvicina, mi dice: - Le donne che vedi qui, escono tutte dopo mezzanotte e sono qui per una botta.
Inizialmente mi coglie di sorpresa, poi mi guardo intorno. Contro i muri dei palazzi c'è gente che sta scopando. Due lo stanno facendo sui gradini di una scalinata, lei a cavalcioni su di lui.
Marco prosegue: - Dopo mezzanotte puoi venire qui per scegliere o essere scelto. La cosa dura pochi minuti, prendi quello che ti piace e consumi subito. Spesso si crea un legame duraturo, perché privo di implicazioni sentimentali, molti miei amici e amiche sposate continuano a fare sesso veloce, con persone incontrate qui.
La bionda insieme a Marco lo porta via. Io resto solo, penso alla velocità e al ritmo di incalzante di questa città. Ora vorrei che la Longilinea fosse qui con me, la desidero. La cerco tra le sagome indistinte contro i muri, ma non la trovo. Tra angoscia e nausea, cerco Gianni all'interno del bar.
Lo trovo che beve il sesto drink. E' ubriaco e per questo anche strabico. Gli chiedo se ha visto la longilinea. Lui risponde: - Sara intendi? Sei un coglione!
Entro di corsa in cesso e vomito. Tutte le cozze arancioni nell'acqua colorata di blu.
Mi sento meglio, svuotato. Meno grasso, meno pancia gonfia. Mi sciacquo la bocca, mentre due troiette di sedici anni mi guardano dalla porta e ridono.
Esco per fumare. Mi sento squallido, come questo bar, e senza sostanza, come Milano.
Mi giro e vedo una riccia. Ha i capelli molto lunghi, è piccola e formosa. Lei mi guarda e anche le sue amiche mi guardano. Con un cenno d'intesa le amiche spariscono. Credo sappia che non sono di queste parti, mi prende per mano e mi conduce in un vicolo scuro.
Mi mette la lingua acida in bocca, mentre mi massaggia l'uccello. Io la tocco e sento che è già pronta.
Tutto si compie in pochi minuti. Contro una parete umida. Senza una parola.
Infine lei si mette a posto le mutande, mi da un bacetto e se ne va.
Io sono scarico, chimicamente soddisfatto, privato di ogni pensiero. Oggi sono una particella di Milano, che ha compiuto la sua azione. Dietro queste pareti non esistono palazzi. Solo campi vuoti, senza giocatori.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bella storia di vita vissuta. francamente scritta in modo troppo pedissequo al Bukowski introspettivo, filosofico, romantico, antropologico e misantropico (vedi per esempio "appunti di un suicida potenziale"). e poi non ci crede nessuno che ti sei fatto trastullare il pisello dalla ricciolona!!!

Anonimo ha detto...

stavolta sono "anonimo" per questioni inerenti a difficoltà tecniche.